Osteoporosi, con il freddo aumentano le fratture
Maggio 14, 2024
A sostenerlo uno studio dell’università di Ginevra. Il rapporto fra caldo e benessere delle ossa potrebbe essere collegato a un cambiamento nel microbiota intestinale
CALDO e temperature elevate a quasi 35 °C potrebbero fornire un supporto contro l’osteoporosi. Lo mostra uno studio dell’Università di Ginevra che mette in luce quale potrebbe essere il collegamento fra l’esposizione al calore e il beneficio delle ossa: l’anello di congiunzione potrebbe essere un cambiamento nel microbiota intestinale, l’insieme dei batteri e altri microrganismi presenti nel nostro intestino, causato dalle alte temperature. Il prossimo passo potrebbe essere quello di identificare specifici ceppi batterici che possano essere d’aiuto nel combattere osteoporosi e fratture. La ricerca, ancora preliminare e basata su un modello animale, è pubblicata su Cell Metabolism.
Lo studio
Cinque milioni di italiani soffrono di osteoporosi e in 8 casi su 10 si tratta di donne in post-menopausa, secondo i dati riportati dal ministero della Salute. I ricercatori sono partiti dalla regola di Allen (dello zoologo statunitense Joen Asaph Allen nel 1877) secondo cui gli animali a sangue caldo che vivono in climi freddi hanno estremità più corte rispetto agli stessi animali abitanti dei climi caldi. I ricercatori hanno posto a 34°C un gruppo di topi appena nati e hanno osservato che sviluppavano ossa più lunghe e forti, confermando la regola di Allen. Ripetendo l’esperimento con altri gruppi di animali adulti hanno osservato che, a parità di lunghezza delle ossa, i topi che vivevano a temperature maggiori avevano anche una minore perdita della densità ossea.
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I ricercatori hanno tenuto conto ed escluso il contributo dei livelli della vitamina D e del calcio – entrambi promotori del benessere delle ossa – e hanno rilevato che l’effetto positivo era da collegare proprio alla temperatura alta. Insomma, il caldo sembra aiutare a prevenire l’osteoporosi. Ma se questo vale per i topi è vero anche per gli esseri umani? Da indagini epidemiologiche esaminate dagli autori emerge che la latitudine ha un’influenza sul rischio di osteoporosi e che a climi più caldi corrisponde una minore incidenza di fratture nella popolazione.
Il microbiota
Ma non è tutto. Il tramite – o almeno uno degli elementi di connessione – fra il caldo e la maggiore resistenza delle ossa potrebbe essere proprio il microbiota intestinale. I ricercatori, infatti, hanno trapiantato il microbiota di topi più resistenti e vissuti ad alte temperature in topolini con osteoporosi. E hanno osservato un rapido miglioramento della qualità delle loro ossa. “Questi risultati potrebbero indicare un’estensione della regola di Allen – sottolinea Mirko Trajkovski, primo autore dela ricerca e professore all’Università di Ginevra – suggerendo la presenza di effetti di allungamento indipendenti dal calore, che favoriscono la forza e la densità ossea attraverso cambiamenti del microbiota intestinale”.
Uno studio interessante anche se si tratta di una fase iniziale di questo filone di ricerca. “La ricerca è importante – commenta Gianluca Ianiro, dirigente medico gastroenterologo presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs – mentre in molte indagini si mette in relazione la presenza di un certo tipo di flora batterica con una determinata condizione di salute, in questo caso attraverso un trapianto di microbiota si osservato l’effetto diretto del microbiota sulla riduzione di osteoporosi. Tuttavia andranno fatti ulteriori studi per verificare queste evidenze”.
Le temperature
Lo studio mette in luce anche il possibile collegamento fra il caldo e microbiota. “In generale cambiando la temperatura corporea varia anche l’afflusso di sangue nei diversi distretti corporei, incluso l’intestino – spiega Ianiro – e questo potrebbe avere un effetto anche sulla flora batterica intestinale”. Gli autori forniscono un’ulteriore spiegazione del meccanismo. Dall’analisi genomica dei microrganismi intestinali hanno rilevato che facendo salire la temperatura questi microbi aumenterebbero la sintesi delle poliammine, molecole in parte controllate proprio dal microbiota, che sono coinvolte nell’invecchiamento e nella salute delle ossa.
Questi dati suggeriscono che esporsi ad alte temperature potrebbe aiutare a combattere l’osteoporosi, spiegano gli autori, che nel prossimo step proveranno a individuare i batteri intestinali responsabili del fenomeno e a sviluppare “cocktail di batteri” – un nuovo microbiota – che possa aiutare contro l’osteoporosi.
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Il microbiota e le malattie
La ricerca sul microbiota intestinale potrebbe riservare numerose sorprese. E’ a oggi è un settore in gran parte inesplorato. “Attualmente abbiamo già messo alcuni punti fermi – spiega Ianiro – Attraverso studi, in cui il microbiota è stato trapiantato in animali con determinate patologie, si è scoperto che può influenzare diverse malattie e condizioni di salute”.
In generale, sappiamo che è influenzato da vari fattori come, ad esempio, il tipo di parto (cesareo o naturale), l’allattamento al seno o artificiale, le infezioni intestinali l’alimentazione, l’esercizio fisico e altri elementi. Inoltre, si conosce qual è un microbiota sano ma non c’è un unico modello in grado di combattere varie malattie. “Ad esempio – conclude l’esperto – un determinato tipo di flora batterica può migliorare la risposta a farmaci immunoterapici contro il cancro, mentre alcune alterazioni del microbiota possono contribuire all’obesità, a patologie neurodegenerative come il Parkinson, e malattie infiammatorie intestinali come la colite ulcerosa – e non solo. A oggi si stanno accumulando diverse prove sperimentali e il trapianto di microbiota è già effettuato nella pratica clinica nel caso della colite legata al batterio ‘clostridium difficile’, per la quale ci sono forti evidenze”.
Fonte:
https://www.repubblica.it/salute/2020/09/22/news/osteoporosi_con_il_caldo_diminuiscono_le_fratture-267758254/
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